Scritto il 2 Dicembre 2005.
Le confessioni di Chuck Barris sono le memorie della doppia vita di un ideatore e presentatore di show televisivi e al tempo stesso sicario per la CIA, il racconto della scalata al successo in entrambi le professioni, le quali scorrono parallele e speculari. Da un lato i programmi trash a cui va la colpa di aver ucciso simbolicamente la televisione, mezzo di informazione ed educazione, dallaltro il lavoro di spia che lo porta ad uccidere realmente 33 persone. Da una parte lamore incondizionato e sincero di Penny, dallaltro quello doppiogiochista di Patricia. Infine Jim Byrd agente della CIA che recluta Chuck, il cui ruolo è molto simile a quello di Larry Goldberg, direttore di rete. Vera scoperta del film è indubbiamente lattore protagonista: Sam Rockwell. Un involucro pronto ad essere riempito, risponde alle esigenze della scena rappresentando di volta in volta malinconia, superficialità, cinismo, tenerezza e paranoia. Da sfavillante showman ad amante fedele a suo modo, a insensibile e spietato sicario. Il suo piacevole ed inaspettato eclettismo rende però spesso il personaggio inavvicinabile. La neutralità del regista (un esordiente Clooney) non aiuta limmedesimazione e così alla fine ci si ritrova a dover fare i conti con varie sensazioni contrastanti. I colori delle scene, la recitazione di Drew Barrymore sorprendentemente vera, le complesse sfaccettature di Chuck Barris, la leggerezza e lassurdità della commedia accostate alla malinconia e al cinismo della storia vera (o così autodefinita) contribuiscono a lasciare un piacevole sapore, eppure il sorriso che nasce in volto è in realtà quasi un ghigno confuso. La consapevolezza che qualcosa manchi nella pellicola. Restano un senso di incompiutezza e la paura che forse qualcosa sia sfuggito allinterpretazione.
domenica 28 ottobre 2007
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