domenica 28 ottobre 2007

Modest Mouse live @ Circolo degli Artisti

Scritto il 4 Giugno 2007.

I Modest Mouse li immaginavo diversi…Più freschi ad esempio. Sarà che erano pure accompagnati dal “leggendario” chitarrista degli Smiths, Johnny Marr, ma a me sapevano quasi più di stantio che di storico. A voler essere cattivi..Posto in prima fila al Circolo. Disposizione sul palco anomala (e a me non particolarmente gradita): batteria e percussioni varie affossate dietro una trincea di amplificatori, di fatto invisibili al pubblico. Marr sulla sinistra insieme al bassista, tastiera nel centro e Isaac Brock sulla destra, ossia di fronte a me. Per i primi 10 minuti ho fatto fatica a guardarlo in faccia: un occhio pesto e dentro totalmente insanguinato …volevo vomitare. E così questo è l’aspetto fisico della voce che mi ha sempre affascinato: camicia militare stretta che rimarca la panza da birra, benda da pirata per coprire l’occhio livido ricordo di chissà quale serata riottosa, tatuaggi lungo tutte le braccia... Ma sei un trucido! Quanto mi ero fatta un’idea diversa, speravo in un po’ più di classe. C’è da dire che Brock si agita fisicamente tanto quanto la sua voce corre schizzata verso l’esplosione. Per un momento l’ho immaginato saltarmi al collo in preda a raptus. La chitarra lucida del suo sudore, ci ha fatto l’amore sul palco, la bocca sulle corde, cantando.

Arrivando alla tracklist...

Certo ci sono l’album nuovo di zecca da promuovere e l’immagine e la classe dello storico chitarrista da sfruttare. Contaminando il sound a favore di Marr e strizzando l’occhio ad mtv hanno acchiappato pure un primo posto nelle classifiche americane. Eppure a me st’ultimo album suona parecchio sciapo. Niente a che vedere con i precendenti The moon and antarctica, The lonesome crowded west che ho amato o anche Good news for people who love bad news un ottimo lavoro anche se già in qualche modo anticipava la svolta mainstream o pseudo-indie del nuovo We were dead before the ship even sank. E così della scaletta di ieri sera, troppo incentrata sul nuovo componente e sulla promozione del disco (ma in fondo come dargli torto?), sono degni di nota 3 dico TRE pezzi: I due al banjo (che quando l’ho visto volevo saltare sul palco e baciarlo): Bukowski dalla melodia che incanta e Satin in a coffin folkeggiante (entrambi da "good news for people who love bad news") anche se al secondo avrei preferito This devil’s workday con “trombetta” iniziale che sembra annunciare un esplosione tzigana alla Bregovic e che invece poi ti adagia su un letto di arrangiamenti omaggio a Tom Waits. E per finire Tiny cities made of ashes, uno dei miei prediletti, per la linea di basso pesante e minimalista e il cantato sconvolto ed esplosivo di Brock. Pura dipendenza. Arghhhh!!E QUESTI per me sono i veri Modest Mouse… (anche se 3rd planet con mio immenso dispiacere è risultata assente)

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