domenica 28 ottobre 2007

Ovest-Est Est-Ovest

Scritto il 1 Gennaio 2007.

The Spanish village of Aguaviva is in the middle of nowhere, more than 100km from the nearest city. An imposing baroque church towers over tightly-knit rows of houses built in the local pale stone. But the food shop sells Romanian salami and cheese, and if you go into the local cafe you are as likely to hear Romanian as Spanish."
Le luci delle città si sa, brillano più di quelle dei paesi di campagna. Il sindaco Luis Bricio, di fronte all'evidente esodo e svuotamento del suo villaggio, non si è dato per vinto ed è partito prima per l'Argentina, poi per la Romania, con il preciso scopo di ripopolarlo. Promettendo lavoro e abitazioni economiche ha così intrapreso la via della migrazione controllata.
"All the Romanians who came settled down without any problems - a local builder says - they're all working and buying houses. They're like us, normal people from a poor background." Now the population of Aguaviva has grown to over 700 people, including 150 foreigners, mostly from Romania. The local economy has doubled in size, property prices are 10 times higher, and some 100 jobs have been created because of the immigrants. Aguaviva was a declining village, but it now has a future.
In Spagna altri 60 villaggi rurali hanno scelto di percorrere la stessa strada di Aguaviva. Non ho mai vissuto l'attraversamento del confine così intensamente come quando ho visitato la Romania, un paio d'anni fa. Come un salto temporale più che spaziale. Dal finestrino del mio bel pulman europeo, le ventole dell'aria condizionata accesa, rimesso il passaporto in borsa già scorgevo distese di terre coltivate, campi di girasoli e polverosi sentieri di campagna. Donne vestite di stracci ai bordi della strada sedute ai loro piccoli banchetti di verdura. Ricordo patate, mais, angurie. Baracche improvvisate ai margini dei campi. Ricordo lo sguardo curioso di un'anziana che avanzava in bicicletta nel terreno dissestato. Quello fiero degli uomini che superavamo lungo strada. Trasportavano fieno su carretti trascinati da cavalli.Dopo i primi villaggi e le prime immagini di estrema povertà si sono affacciate le belle ville di una zona di cui ora non ricordo il nome. La guida ci raccontò che era famoso per essere il quartiere dove vivevano i parenti e gli stessi uomini che erano emigrati in Europa occidentale per fare fortuna. Lui non disse "fare fortuna", la mia guida rumena specificò che quelli erano gli uomini che venivano nelle nostre città a rubare e ci consigliò di fare attenzione a borse e portafogli. Mi guardavo intorno e rimanevo stupita del divario che si era potuto creare grazie o a causa dell'emigrazione.Ieri leggevo su un articolo de "La Repubblica" che in Romania un appartamento costa sui 20000 euro, 50000 una villetta. Che il lavoro non manca, serve manodopera per le autostrade ad esempio, ma i rom e molti romeni preferiscono la via più "facile", quella dell'emigrazione, magari temporanea (...Ecco che allora lì già arrivano operai cinesi e pachistani). Emigration also creates social and psychological divisions. Peretu teacher Cristiana Motoane says:"Other children, whose parents stay here, are a little bit envious because the others are always wearing fashionable clothes. They are better dressed than us teachers, and they think they are superior. So it's a divided village, with very poor families and very rich." Floarea Calea's family is now among the rich of Peretu - "the Spaniards," as they call them. Her three sons are all working in Spain, but she's come back to do some home improvements - a brand new kitchen and bathroom, Spanish-style. Floarea's pride and joy is her flush toilet, in the brand new blue-tiled bathroom. "I no longer need to go to the privy at the bottom of the garden," she smiles.

(Le citazioni in inglese sono tratte dall'articolo "A tale of two european villages" di Oana Lungescu)

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