Scritto il 21 Agosto 2007.
La valle avvolta dalla nebbia, il freddo del mattino e la bellezza del paesaggio. É giorno, ma il sole si nasconde. L'aria pulita. Un pastore scende a fare colazione con noi...carne alla brace e mostarda...oddio. Approfittiamo della momentanea tregua della pioggia per fare fagotto e scendere a valle. É domenica e in strada c'é un gran vociare, uomini e donne vestiti in abiti domenicali affollano la Chiesa del villaggio. Prendiamo un gelato dei tempi di Ceausescu e ci sistemiamo lungo il ciglio della strada. La presenza di una volante della polizia romena che dirige il traffico religioso non ci aiuta. Accosta solo un caminionista e Engo e Monika prendono al volo il passaggio per Arad. Io e Zoli siamo ancora in strada, 2 ore dopo, bagnati per il diluvio concentrato in 5minuti, ma ancora speranzosi. Ci dividiamo per lato della strada, chiediamo uno strappo al prete in uscita dalla chiesa, raggiungiamo a piedi un autolavaggio abbandonato e finalmente nel nuovo e piú ampio appostamento rimediamo subito un passaggio fino in cittá, un romeno che ha fatto i soldi in Germania e torna a casa a trovare i parenti. Ad Arad troviamo gli altri 2 freschi e docciati e un po' preoccupati per l'attesa. La mamma di Monika ci ha preparato un'altro ricco pasto, ma non c'é tempo per digerire perché sono giá le 16 e ci aspetta il treno per Timisoara.
A Timisoara incontriamo Krina, che dopo l'anno di studi a Szeged é tornata in Romania e si é pure sposata...! Con il marito ci viene a prendere in macchina e ci porta a spasso per la cittá, che é una vera perla da scoprire. La "Vienna della Romania"... Io e il parrucca siamo incantati. Una birra Ursus in piazza e purtroppo é giá ora di andare. Ci fermiamo per poco a casa di Krina e guardiamo i balli romeni e zingari dal video del matrimonio. Il treno del ritorno e subito a dormire. La sveglia alle 6 che poi diventano le 8 e una colazione veloce in casa...virsli (wurstel) e mostarda...oddio...
La pianta e la candela per la mamma, saluti, ringraziamenti e zaini di nuovo in spalla. Stavolta per il ritorno. Decidiamo di non prendere l'autobus fino alla frontiera, ma di riaffidarci alla strada. Prego che sia una Dacia vecchio modello comunista ad accostare. Passa un quarto d'ora e una signora sulla cinquantina, diretta anche lei verso la frontiera, con molta nonchalance ci si appiattola alla ricerca di un passaggio. Nel frattempo contrattiamo il prezzo con un uomo che peró chiede piú del biglietto per l'autobus...in Romania si usa pagare qualcosa per l'autostop, con il vantaggio che é cosa estremamente comune e buona. Un'altro uomo ci si avvicina e si offre di portarci alla frontiera per un paio di euro a testa. É una Dacia é una Dacia!!! Molla la moglie in strada e le dice di aspettarlo, un'ora e sará di ritorno. 100 km all'ora e il motore regge per miracolo. Ci facciamo 4 risate e lo salutiamo al confine. Un'altro passaggio su un furgoncino da un'allegra compagnia di romeni che va a Szeged a fare spese e siamo a casa. Back to the flatland. Taraf de haidouks nello stereo e giá progettiamo il prossimo rientro nella terra degli zingari, dei paesaggi montani e rurali, delle dacia, dell'ospitalitá piú calde mai incontrate prima...
Venerdí prossimo verso Herculane e il Danubio romeno...
domenica 28 ottobre 2007
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento